Delia Pollini Dal Negro

Documentalista di guerra

1861 - 1917

Delia Pollini Dal Negro nasce a Parma nel 1861. Dopo il matrimonio con il generale Enrico Dal Negro, residente a Verona dal 1863, fonda e dirige nel 1915, sull’esempio di Bologna, l’Ufficio Notizie per le famiglie dei militari di terra e di mare. Questo ufficio costituiva il punto di collegamento tra i soldati al fronte e le famiglie e, in base alle richieste, reperiva le notizie sui militari in guerra. Si tratta di una delle molte opere di assistenza condotte a Verona durante la guerra, in cui le donna assumono un ruolo nella sfera pubblica. Grazie al lavoro di Delia Pollini e delle donne volontarie, da lei coordinate, Verona dispone di un vastissimo Archivio storico a testimonianza dei caduti in guerra, consultabile ore, dopo il restauro, sul sito online dell’ex museo del Risorgimento. Muore nel 1917.

Verona, 1915. Le schede si affastellano sulle scrivanie. Loro sono tutte chine, ognuna al proprio posto, precise e ordinate, mentre copiano e impilano con cura ogni foglio. Schede bianche, verdi, grigie, voci ovattate che raccontano vite e dolori e speranze ritrovate in frasi striminzite.

Ogni tanto ne compare una ruggine, e cala il silenzio, quasi mani e penne si fermassero per un istante, prima di affaccendarsi di nuovo, con un sospiro affranto. Delia, tra loro, già si prepara a riferire la notizia, a confortare una madre, una sorella, una figlia.

 

Poche notizie biografiche circoscrivono la vita di Delia Pollini dal Negro. Nasce a Parma nel 1861, e già dal 1863 risiede a Verona. Sposa un generale veronese, Enrico dal Negro. Si tacciono voci ulteriori sulla sua occupazione, se non ciò per cui viene ricordata: l’apertura, grazie a lei, della Sezione veronese dell’Ufficio per notizie ai militari di terra e di mare. La sede si mantiene grazie ai contributi di privati ed enti pubblici, nonché dall’ufficio centrale di Bologna, ma un importante sostentamento rimangono le contribuzioni volontarie delle collaboratrici. La scarsità di informazioni date, in realtà, sono il riflesso di un fenomeno abbastanza comune: moltissime di queste volontarie rimangono senza nomi, i loro volti catturati in foto d’archivio, il loro operato spesso celato dietro le schede che con minuzia compilano.

Delia Pollini non accompagna l’Ufficio Notizie lungo tutto il suo percorso: muore infatti nel 1917, e il suo operato viene preso a carico da Pia Messedaglia Canestrari. È nel 1917, inoltre, che l’Ufficio Notizie prende sede all’interno di due locali a terreno concessi dall’Albergo San Lorenzo, lungo la riva omonima. Tra le varie sedi, figura anche l’attuale Banca d’Italia, in Corso Cavour.

Grazie al lavoro di Delia Pollini, Pia Canestrari e le innumerevoli volontarie, l’Ufficio Notizie di Verona arriva, alla fine del conflitto, a raccogliere 227 cassette, per un totale di mezzo milione di schede, in origine affidate al Museo del Risorgimento e poi al Museo di Castelvecchio, oggi smistate e ordinate dall’Archivio Generale del Comune di Verona.

L’apertura della Sezione veronese dell’Ufficio notizie da parte di Delia Pollini nel 1915 non è altro che il riflesso di un’istituzione sparsa su tutto il territorio in 8400 sedi periferiche, che conta durante il conflitto sul supporto di circa 25 mila volontarie. L’iniziativa viene inizialmente promossa, nello stesso anno, da un gruppo di nobildonne bolognesi, guidate dalla contessa Lina Bianconcini Cavazza: si tratta di un’organizzazione che nasce dalle persone, e che non assume uno stampo burocratico.

Nel corso della prima guerra mondiale, l’Ufficio Notizie diviene un punto cardine di connessione tra le famiglie e gli uomini spediti al fronte, a tal punto da superare le diecimila notizie giornaliere nei periodi più intensi, per un totale di milioni di schede, un patrimonio archivistico monumentale per il primo conflitto mondiale in Italia. “Spesso poche righe rievocavano quadri di battaglia o il formicolio delle retrovie” evoca la contessa Cavazza, al discorso pronunciato in chiusura dell’Ufficio Centrale.

Ogni sezione raccoglie rispettivamente le richieste dei familiari, e gli aggiornamenti che i collaboratori sul fronte riportano, ognuno schedato e ordinato secondo differenti colori. L’Ufficio, nei suoi anni di attività, allarga perfino le sue funzioni, diventando un punto a cui i cittadini giungono a chiedere consiglio per affari privati, o per ricevere parole di conforto dalle volontarie che vi operano. Così, all’Ufficio si chiede di licenze agricole, di pensioni, di spedire pacchi al fronte, di recuperare oggetti dai defunti. E, funzione fondamentale che si protrae anche nel dopoguerra, l’Ufficio si preoccupa di riunire le famiglie, cercando di ricollocare profughi e soldati dispersi, specialmente dopo la disfatta di Caporetto.

L’Ufficio Notizie dipende, all’infuori delle sedi, dai collaboratori esterni operanti sul fronte, essenziali al suo funzionamento. Si tratta dei cappellani, che lavorano negli ospedali da campo, e le dame visitatrici, che assistono ai soldati degenti negli ospedali territoriali e di riserva. Il loro ruolo prende via via più importanza, in quanto nei momenti più critici e di ritardo delle comunicazioni ufficiali queste due figure sono in grado di reperire notizie molto più rapidamente, facilitando lo scambio di informazioni tra il fronte e le famiglie.

 

Schedario dell’Ufficio Notizie di Verona.

La città di Verona dà vita a numerose forme di assistenza durante il primo conflitto mondiale, di cui l’operato di Delia Pollini ne rappresenta solo una parte, seppur di ampio interesse storico. L’organizzazione veronese si suddivide principalmente in tre tipi di assistenzialismo: quello sanitario, gestito dalla 5a circoscrizione della Croce Rossa Italiana; modalità di assistenza materiale, sia a favore delle famiglie, che ai soldati; assistenza morale – a cui l’Ufficio Notizie afferisce.

È interessante notare come molte forme di sussidio che vengono offerte in questo periodo siano comitati fondati o gestiti primariamente da donne: nasce ad esempio il Comitato Nidi, che offre aiuti ai figli dei richiamati al fronte, oppure numerose attività di produzione di vestiario e attrezzatura da spedire ai soldati, come il Laboratorio Pro Lana, la Cooperativa sarte militari, o il Comitato veronese dello scaldarancio, ossia dei rotolini di carta imbevuta di paraffina, grasso o cera con cui i soldati al fronte possono scaldare i loro pasti. Viene inoltre fondato un punto di ristoro e conforto presso la stazione di Porta Vescovo, per i soldati in transito.

Il contributo delle donne come Delia Pollini nel contesto della Grande Guerra si sviluppa principalmente come un’opera di assistenza civile nel fronte interno, lontano dal campo di battaglia. Lo stato in guerra beneficia grandemente del volontariato femminile, il quale quasi si sostituisce ad esso, offrendo da un lato aiuti materiali e morali alle loro famiglie, dall’altro aiuti sociali, quindi diretti verso le famiglie più colpite dal conflitto.

Il conflitto mette in luce la sfera sociale a cui le donne fino a quel momento afferiscono, ossia una posizione che rimane privata. Si apre, però, uno spiraglio sulla scena pubblica non solo per coloro che ne hanno disponibilità socio-economica e partecipano alla vita intellettuale, ma anche per i ceti meno abbienti. In questo senso, il volontariato spiana la strada dell’emancipazione alle donne in quanto gli aiuti forniti al fronte interno garantiscono loro di ritagliate un ruolo nella sfera pubblica e nel mondo del lavoro.


BIBLIOGRAFIA

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